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Fondatrice
Fondatrice
Le grandi cose hanno sempre un piccolo inizio, così fu per Maria Marletta che fin da giovane intuì la grande e profonda verità che Dio è Padre e ci ama per primo. Colpita dalla penosa situazione di ragazze che si trovavano in pericolo morale anche in seno alle stesse famiglie, concepì il pensiero di accogliere e curare maternamente queste giovani, e per loro il 14/09/1921, coadiuvata dalla sua inseparabile compagna Maria Carnazza, aprì una piccola casa rifugio, con lo scopo di incontrarle, consigliarle, proteggerle. Sorse così l’Opera che successivamente si concretizzò con la fondazione di una nuova famiglia religiosa a servizio della gioventù: La Congregazione Suore Serve della Divina Provvidenza che la Chiesa benevolmente accolse ed approvò.

Opera squisita di carità è quella di coloro che hanno cura dell'infanzia in pericolo di perdere la Fede e la pratica della vita cristiana: il Divin Maestro con invito pressante diceva ai suoi discepoli: «Lasciate che i piccoli vengano a me» (Mc. X, 14), «Chiunque accoglierà nel nome mio un fanciullo come questo accoglie me stesso» (Mt, XVIII, 5).
Nella Chiesa di Dio non sono mai mancate anime desiderose di tradurre, con la Grazia di Dio nella loro vita i consigli e i desideri espressi da Nostro Signore nel Vangelo.
Fra queste annoveriamo la nostra Venerata Madre Fondatrice Maria Marletta che fin da giovane nutrì nell'animo una particolare pietà verso i fanciulli e le fanciulle che vivono in ambienti familiari irregolari e un grande desiderio di aiutare i Sacerdoti e gli aspiranti al Sacerdozio.
Madre Maria Marletta, Fondatrice della Congregazione «Serve della Divina Provvidenza» nata a Catania il 20-7-1998, fin dalla prima giovinezza sentì vivo nel suo animo il desiderio di beneficare quanti incontrava nel suo cammino.
Nel 1917 la giovane Maria Marletta partì per Torre del Greco allo scopo di intraprendere il Noviziato tra le «Figlie dell'Immacolata»; dopo quasi due mesi - raccontava lei - una mattina sentì in Cappella una voce, o ispirazione che sia stata, di ritornare a Catania. Ne parlò con le Superiore che ne rimasero scontente e volevano dissuaderla. Per le sue insistenze ne parlarono all'Arcivescovo di Napoli, che la ricevette.
L'Arcivescovo l'ascoltò, si raccolse alcuni momenti e poi rispose: «Andate poiché Dio lo vuole. Avrete tante giovanette e tante opere». Questo il racconto che faceva la Madre quando era ancora in mezzo alle sue figlie. Tornò a Catania e cominciò, prima da sola, poi in compagnia della giovane Maria Carnazza, ad aprire un piccolo laboratorio per l'educazione delle fanciulle più abbandonate. Il suo scopo era quello di andare incontro ai bisogni di tante ragazze che per la povertà o per i cattivi esempi delle proprie famiglie si trovavano in pericolo morale.
Come tutte le anime che lavorano per il Regno di Dio anche lei incontrò non poche difficoltà, e le prime dovette superarle in famiglia.
Dopo tante peripezie, il 14 settembre 1921, con un buon numero di ragazze e con l'aiuto di altre brave signorine si trasferì a Cibali, dando inizio a una piccola casa di rifugio per le ragazze in pericolo. Il Cardinale Nava guardava con simpatia l'Opera nascente. Nel 1928 la casa di Cibali si fece stretta e la Madre si trasferì in Via Pulvirenti. Mons. Ferraris nominò assistente Mons. D. Squillaci.
Nel 1930 anche la casa di Via Pulvirenti non bastò più e l'Opera passò in Via Curia, dove finalmente si ebbe il permesso di tenere il SS.mo Sacramento e si incominciò a celebrare la S. Messa. Mons. Squillaci con l'approvazione di S. Ecc.za Mons. Patanè nel 1934 fece indossare un abito uniforme, che l'anno dopo, l'8 dicembre 1935, fu ritoccato secondo un modello di abito religioso, e le prime fecero i voti perpetui dinanzi allo stesso Monsignore.
Madre Maria Marletta sperò poco dagli aiuti umani, ebbe invece grande fiducia nella Divina Provvidenza.
Nella sua opera ebbe sempre collaboratrice fedele e docile, l'amica affettuosa della sua giovinezza: Sr. Maria Carnazza, Vicaria Generale fino al 28 dicembre 1963. Lavorò per la Chiesa nella Congregazione per quasi 50 anni con quella semplicità e umiltà che sa ascoltare gli altri e sa accettare ogni collaborazione. Con l'anima tesa verso l'alto, nonostante il tumulto delle critiche e delle incomprensioni, si lasciò guidare nel suo agire dal Rev.do Mons. Squillaci prima e dai Rev.di Mons. C. Scalia e S. Famoso dopo.
Serena e fiduciosa nei momenti più difficili della sua vita, seppe lottare e resistere per non impedire il passo al Signore che avanzava serenamente per dare maggiore vita all'Opera.
Nei primi del 1936 la duchessa di Misterbianco le cedette una sua casa nel Viale Mario Rapisardi N.209, e quivi Madre Marletta si trasferì con le sue figlie. Dietro tale casa si vendeva un grande locale per il prezzo allora fortissimo di lire ottantamila; dopo tante difficoltà la Provvidenza le fece acquistare quella casa, dove ora si trova la sede Generalizia e la Casa Madre.
Madre Marletta quando avvicinava le giovani riusciva a conquistarsi facilmente la loro stima e il loro affetto, sapeva essere giovane come loro e faceva suoi i loro problemi e le loro ansie. Le attirava spontaneamente a sè e, per la sua pietà viva, e, per l'entusiasmo giovanile che metteva in ogni sua azione, e sapeva infondere in coloro che consideravano il suo ideale di vita religiosa.
Sia i sacerdoti, sia i laici che ebbero modo di avvicinarla e trattare con lei, ne ammiravano la perspicacia e la tenacia del carattere nel saper andare dritta in fondo a ogni questione con prontezza e dinamicità.
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